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Il "De origine et situ Germanorum", comunemente conosciuto come "Germania", è un'opera etnografica scritta attorno al 98 d.C. da Publio Cornelio Tacito, storico, oratore e senatore romano, considerato dai moderni storici e filologi il più grande esponente del genere storiografico della letteratura latina. Incentrata sulla storia, le usanze, i costumi, le istituzioni e le tradizioni religiose delle varie tribù germaniche che vivevano oltre i confini settentrionali dell'Impero, la Germania è infatti l'unica opera a carattere squisitamente etnografico su un popolo straniero che ci sia pervenuta integra dell'antichità romana. Essa si inserisce perfettamente all'interno di quella consolidata tradizione etnografica antica che va da Erodoto e Senofonte, fino a Giulio Cesare, a Strabone e a Pausania, e che affondava le proprie radici in autori come Ellanico di Lesbo e Dionisio di Mileto, le cui opere sono (almeno "ufficialmente") andate perdute. Con saggio introduttivo di Nicola Bizzi.